“Prendi me, portami via, aiutami, prima me, non mi lasciare qui!” Ci supplicavano. Erano un centinaio, fra deceduti e feriti gravi, insanguinati e alcuni con le carni a brandelli. Ci guardavano con il terrore e la paura negli occhi che tenevano fissi nei nostri. Ci chiedevano di essere portati via da quell'inferno.
Ci furono esplosioni e morti all'interno della Cattedrale. Le strazianti urla dei feriti fecero ritornare, agli adulti, la calma e il buon senso. La solidarietà vinse sulla paura, prevalse l'altruismo e la voglia di sopravvivere e con una nuova speranza di vita, iniziarono a raccoglierli.
Vennero adagiati sopra porte o persiane divelte dalle esplosioni, che servirono da barelle di fortuna.
Poi di corsa fino all'ospedale, sempre in San Miniato ma ben distante, a piedi, dalla Cattedrale. Il problema non era tanto trasportarli quanto il decidere di chi prendere per primo, tanto forti erano i richiami e le braccia alzate di molti di loro. Fu il lavoro più difficile da svolgere. Ma furono tutti curati e molti si salvarono.
Era il 22 luglio 1944, io c’ero. La insensata guerra scatenata dai nazi-fascisti volgeva verso l'epilogo. Sapevamo la causa di tanto terrore e ci organizzammo per respingerla. Ce la facemmo.
Marzo 2020. A distanza di molti anni eccoci nuovamente in trincea per il Coronavirus.
Comunico con le nipotine tramite i video, seguo le notizie alla tv, scherzo con gli amici al telefono... ma è forte la domanda senza risposta: - Chi sei, dove ti nascondi?
E mi sovvengono alla mente i tanti episodi di quando ero ragazzo e vedo che è innata in noi italiani la voglia di reazione, la continuità di una solidarietà sempre presente, lo spirito di sacrificio fino allo estremo delle forze fisiche. Si, ci siamo.
Vedo scorrere davanti ai monitor tutte le figure professionali della nostra esemplare Sanità, tutti gli altri Corpi Speciali, i volontari ed i richiami di alte personalità affinché ci si attenga, pur stando "in trincea", a regole rigide e necessarie.
Io c'ero e ci sono. Se la trincea attuale è la casa, dove abito, ben venga. Da bravo soldato eseguo gli ordini. Per me, per le nipotine, per l'Italia tutta. Ci fu la Resistenza… Tiriamo fuori un po' del nostro orgoglio e riproviamo a combattere questo nuovo nemico. Insieme si può.
Giuliano Bagnoli
Livorno, 13 marzo 2020
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Giuliano Bagnoli
Socio DLF Livorno
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