Col passare degli anni, le mie visite al paese natio sono sempre più rare, i fattori che condizionano le circostanze sono molti e, principalmente, mi rendo conto dei miei dati anagrafici… Recentemente, ho deciso di fare una vacanza, però non in località di villeggiatura, ma proprio al paesello dove sono nato, Stanghella, in provincia di Padova. Ho prenotato la mezza pensione presso l’Albergo Ristorante Giardino, quindi mi sono programmato le mie cinque giornate.
Ho chiesto ai miei nipoti Mariella e Maurizio, che abitano proprio vicino all’albergo, se avessero una bicicletta disponibile. Con molta grazia mi hanno risposto: caro zio, fin che vuoi, scegli tra le cinque bici, sono tutte in perfetto funzionamento.
Sono stato fortunato perché il clima era mite in primavera e con questo mezzo di locomozione ho potuto raggiugere tutte le famiglie parentali. Li ho rivisti tutti: nipoti, pronipoti e mio fratello Ottavio. Ormai di nove fratelli siamo rimasti noi due.
Ho trascorso cinque giorni molto intensi, rivissuto molti ricordi felici e tanti altri di tristezza. Ho incontrato alcuni amici d’infanzia e di gioventù.
Il mercoledì, a metà della mia “bucolica” vacanza, è capitato il giorno di mercato. La piazza grande di Stanghella era piena di bancarelle, con ogni genere di merce. Al mercato di Stanghella arrivano acquirenti affezionati da tutti i paesi del circondario, per fare le compere a un buon prezzo.
L’area esterna dell’albergo in cui mi trovavo è coperta a tettoia, arredata di sedie e tavoli, e dà proprio sulla piazza. Ero seduto e guardavo il via vai delle persone, ad un tratto mi sento abbracciare. Sul momento non avevo riconosciuto l’uomo che ha esclamato: “Sono Eraclio, ti ricordi di me?”. Ed io: “Certo che mi ricordo, che ti venisse un bene, come stai?”
“Io sto benissimo, e te come stai?”
“Sto come mi vedi e anche peggio, ma dai che va benissimo!”
“Vieni qua che ci sono gli amici che ben conosci: Antonio, Severino e Giovanni, stiamo facendo una partita a scopa”, Eraclio dice a me.
E poi a loro: “Ragazzi guardate chi c’è! La partita è sospesa la riprenderemo un’altra volta, ora dobbiamo festeggiare il nostro amico Sante”. Da quel momento inizia il nostro raccontarci: brevemente ognuno di noi ha ripercorso gli episodi salienti del nostro vissuto.
Eraclio è sempre stato un personaggio brillante ed ha mantenuto il suo stile. Da bravo contadino diplomato in Enologia, ancora oggi, nonostante la sua veneranda età, al pari mio, classe 1933, copre l’incarico di Presidente della Cantina Sociale e di Vice Presidente del Museo Etnografico di Stanghella. Gli chiedo di tanti altri amici: Silvestro, Armando, Bruno, Primo, Uliveto, Gigi. Quest'ultimo nome ha fatto sorridere tutti e, quindi, Eraclio è stato incitato affinché raccontasse alcuni episodi del loro quotidiano.
In uno dei suoi racconti, Eraclio ha descritto un episodio avvenuto in Cantina Sociale: Zelindo Pierobon (detto: Non sta fermo nemmeno se lo leghi), meglio conosciuto col soprannome di Gigi, mentre stava riordinando uno scaffale, con un fiasco in mano, è salito due gradini su una scala, ha perso l’equilibrio ed è caduto; ha sfondato la ringhiera di protezione e assieme ad altri fiaschi s’è trovato a terra in un bagno di vino. Niente di grave, però Zelindo lamentava dei forti dolori al costato. Via di corsa al Pronto Soccorso di Monselice dove è stata diagnosticata la frattura di due costole. Terapia prescritta: 20 giorni di riposo assoluto e controllo.
Nel frattempo, l’infermiere si è avvicinato ad Eraclio per chiedergli: “Scusa, ma quell’uomo ha bevuto?”
“Ma figurati!” ha risposto Eraclio “il Gigi è un incallito astemio!”
“Sarà”, fa l’Infermiere “però si porta dietro un alone di odore misto tra Merlot e Cabernet...”
Per fortuna Zelindo è, come si usa dire, di sangue buono, ed è guarito perfettamente. Anche se non ha rispettato alla lettera il Protocollo di assoluto riposo.
INFORMAZIONI
Sante Mazziero, socio DLF Milano
cell. 3388060940
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