Milano, da novembre 2016 - Attività sperimentali, incontri con il curatore e visite guidate alla nuova esposizione permanente, per scoprire gli strumenti e il lavoro di chi esplora l’infinitamente piccolo: Extreme. Alla ricerca delle particelle. Progettata e realizzata dal Museo della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” in partnership con CERN - Organizzazione europea per la ricerca nucleare e INFN - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, permette di gettare uno sguardo su un ambito di ricerca affascinante, che esplora la trama della materia nelle sue componenti più infinitesimali.
In questa indagine dei mattoni fondamentali del nostro universo, oggi il lavoro di migliaia di scienziati da tutto il mondo converge attorno a grandissime strutture dotate di macchinari sempre più potenti e sofisticati.
Cosa fanno questi ricercatori? Quali strumenti utilizzano? Che idee si esploreranno nel prossimo futuro? Le particelle elementari si “usano” solo in questi grandi laboratori?
L’esposizione svela ciò che accade all’interno dei laboratori di due dei più grandi istituti di ricerca che svolgono esperimenti legati alla fisica delle particelle. Oggetti, anche di grandi dimensioni e di valore storico, insieme a installazioni multimediali e interattive caratterizzano l’esperienza di visita.
Il racconto espositivo ha inizio con la presentazione di un metodo di ricerca comune alla fisica delle particelle e a molte altre discipline scientifiche: osservare e studiare le tracce per riconoscere e ricostruire un evento. Si usano le tracce perché sono ciò che resta di un evento che si vuole studiare ma che si è già svolto, è stato molto veloce, o impossibile da rilevare con gli strumenti a disposizione, oppure è raro o nascosto.
Oltre la parete introduttiva si cela una videoinstallazione suggestiva dedicata al tema delle tracce. Questa mostra immagini di alcune tracce relative ad ambiti scientifici diversi (zoologia, botanica, climatologia, paleontologia, studio dell’attività solare, geologia, ecc.). Alle immagini sono associate brevi frasi che suggeriscono cosa le tracce rivelino.
Di fronte è posta una seconda installazione, realizzata come la prima dallo studio N!03 [ennezerotre] ma questa volta con la tecnica olografica. Qui si mostra la ricostruzione di un evento (una collisione tra particelle) ottenuta grazie allo studio delle tracce lasciate dalle particelle stesse.
In questa stessa area il visitatore si confronta con alcuni dei più importanti strumenti utilizzati nella ricerca delle particelle: i rivelatori. In un allestimento scenografico sono esposti oggetti storici e attuali che raccontano importanti tappe della fisica italiana e internazionale. Un prototipo di test del rivelatore centrale utilizzato nell’esperimento UA1 del CERN (esperimento che permise a Carlo Rubbia e Simon van der Meer di ricevere il premio Nobel nel 1984), il microrivelatore di vertice utilizzato nel corso dell’esperimento Delphi (operativo tra il 1989 e il 2000 al LEP, l’acceleratore che stava nello stesso tunnel che ora ospita LHC), una storica camera a nebbia utilizzata presso il Dipartimento di Fisica dell’Università di Milano negli anni Cinquanta e restaurata per l’occasione, si affiancano a componenti di rivelatori utilizzati negli esperimenti oggi svolti dal CERN e dall’INFN, come ad esempio un fotomoltiplicatore realizzato per l’esperimento Borexino nei Laboratori dell’INFN al Gran Sasso. Ogni oggetto esposto è accompagnato da una didascalia che ne spiega la funzione e, in alcuni casi, da un racconto più esteso attraverso immagini e documenti.
In parallelo, il racconto di alcuni dei principali esperimenti oggi in corso al CERN (ATLAS, CMS, LHCb, ALICE) e ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’INFN (DARKSIDE, BOREXINO, CUORE) permette di conoscere i rivelatori attualmente in uso, le loro dimensioni effettive e in quali indagini sono coinvolti.
In mezzo agli strumenti e alle immagini dai laboratori, si inserisce nell’esposizione la scultura “Atlas Remeshed” di Davide Angheleddu.
Si tratta di una rappresentazione artistica di una delle collisioni avvenute nel rivelatore ATLAS, che hanno permesso nel 2013 di confermare a livello sperimentale l’esistenza del bosone di Higgs, particella teorizzata nel 1964.
Nella scultura i dati reali dell’esperimento sono stati interpretati per fissare questo evento storico. L’opera visualizza attraverso quattro traiettorie blu la “firma” del passaggio della particella, ossia le tracce di due muoni (una sorta di elettroni pesanti) e di due elettroni. Le altre tracce, non significative per l’esperimento, sono rappresentate da un volume ottenuto attraverso un processo di computer grafica chiamato “remeshing”. È grazie a questa scelta interpretativa, che crea un contrasto tra la nitidezza delle quattro traiettorie e l’estendersi della forma geometrica, che si può facilmente cogliere l’elemento significativo ai fini della ricerca del bosone di Higgs.
L’opera realizzata in digitale è stata stampata con una stampante 3D e da questo modello è stato realizzato l’oggetto ingrandito in esposizione, attraverso un procedimento di scultura e assemblaggio appositamente messo a punto.
INFORMAZIONI
Extreme. Alla ricerca delle particelle
web www.museoscienza.org/extreme
Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”
Via S. Vittore 21, 20123 Milano
Tel. 02 485551 Fax 02 48010016
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web www.museoscienza.org