Castelbosco, Gragnano Trebbiense (PC), 24 aprile 2016 - La redazione di www.dlf.it è andata a visitare il Museo della Merda, dove Gianantonio Locatelli, proprietario dell'azienda agricola di Castelbosco, trasforma ogni giorno i 1000 quintali di sterco prodotti dalle sue 2500 mucche in un progetto ecologico e industriale avveniristico. L'intuizione di Locatelli di riutilizzare gli scarti organici della sua azienda agricola per produrre metano e materia per mattoni e intonaco, ha portato alla realizzazione di un progetto ecologico d'avanguardia.
IL MUSEO DELLA MERDA A CASTELBOSCO
L'azienda agricola di Castelbosco, in provincia di Piacenza, è dedicata alla produzione di latte per il Grana Padano. Ospita 2.500 bovini di razza selezionata, super-efficienti, che producono quotidianamente 300 quintali circa di latte e 1.000 di sterco. Una quantità di merda la cui gestione Gianantonio Locatelli, che dell'azienda è proprietario, ha trasformato in un progetto ecologico e industriale avveniristico.
Dallo sterco ricava oggi metano, concime per i campi, materia grezza per intonaco e mattoni. E lo fa con sistemi di nuova concezione che oltre a ridurre l'inquinamento atmosferico e la distribuzione di nitrati nel terreno, seguono un principio che ridisegna il ciclo della natura in un circolo virtuoso. Dando alla merda il valore che ha. E restituendo ad agricoltura e allevamento l'importanza di sempre.
Umanità, natura, arte, tecnologia. Il Museo della Merda è frutto dell'intesa e del dialogo tra Locatelli con Luca Cipelletti, Gaspare Luigi Marcone e Massimo Valsecchi. Unisce biomeccanica e arte ambientale, il paesaggio agricolo, il sistema di digestori che trasformano lo sterco in energia, e il piano terra del castello tardo medievale di Castelbosco - riscaldato. Teatro di una serie di installazioni in continua evoluzione, dedicate alla trasformazione, all'abilità di trasmutare le sostanze naturali e ristabilire un più corretto rapporto uomo-natura. Temi che un tempo furono oggetto dell'alchimia e che adesso sono al centro di un progetto che scardina norme culturali e preconcetti.
Negli spazi del museo e nelle sale del castello - e nella loro versione digitale - trovano e troveranno spazio quelle esperienze estetiche e scientifiche, umane e animali, attuali e passate, che della merda fanno e hanno fatto materia utile e viva. Praticamente e metaforicamente. Dallo scarabeo stercorario, considerato divino dagli egizi (e simbolo del museo), all'utilizzo dello sterco per la costruzione di architetture nelle più lontane culture del pianeta, dalle antiche civiltà italiche all‘Africa, passando per opere storico-letterarie come la Naturalis Historia di Plinio, fino alle ricerche scientifiche più attuali e alla produzione artistica che tocca l'uso e riuso di scarti e di rifiuti. Un gabinetto di curiosità contemporaneo che trova il suo unitario principio guida nella scienza e nell'arte della trasformazione.
Massimo Torrigiani
MUSEALIZZARE LA MERDA
Museo della Merda, definizione volutamente provocatoria, ma sostanzialmente esplicativa per comprendere l'idea di un grande progetto che unisce tradizione e innovazione, arte e tecnologia e che giustifica la nascita di un Museo.
Castelbosco, l’azienda agricola di Gianantonio Locatelli, è un luogo di interesse, di innovazione e ricerca, un’esperienza da condividere: un Museo.
L'intuizione di Locatelli di riutilizzare gli scarti organici della sua azienda agricola per produrre metano e materia per mattoni e intonaco, ha portato alla realizzazione di un progetto ecologico d'avanguardia. L'idea di riutilizzo è sempre stata connaturata con il mondo agricolo, in questo caso il letame si trasforma in altro e produce innovazione; qui la merda è un materiale prezioso, su cui costruire informazione e intrattenimento culturale, il tema centrale e la materia da cui il nome del Museo.
Nasce una nuova idea di Museo in cui ricerca scientifica, tecnologia, arte e produzione si fondono per stimolare interesse a più livelli: Castelbosco risulta un luogo di stimolo per chi è interessato alla produzione agroalimentare, alla storia, all'arte o ai temi dell'ecologia.
Il Museo parte all'esterno, nell'azienda agricola e qui, a supportare il valore del progetto, l'intervento di artisti come David Tremlett e Anne e Patrick Poirier, coordina lo spazio, stimola riflessioni e amplifica la visione concettuale, metaforica e produttiva che è alla base dell'azienda di Castelbosco.
Il piano terreno del Castello, ristrutturato con interventi conservativi, essenzialmente strutturali, ospita una parte del Museo in cui vengono esposti materiali e installazioni concettuali che introducono concretamente all'utilizzo e al valore dello sterco - gli espositori, le tubature lasciate a vista del riscaldamento generato dalla produzione di metano, i materiali da costruzione come l'intonaco e i mattoni.
Centrali, anche per l'allestimento, sono i temi del riuso e della stratificazione: accanto allo sterco, costantemente riutilizzato ed inserito in un processo di vita ciclico che conferisce poeticità alla materia, oggetti di scarto e riciclati come le originali porte del castello, gli strumenti di lavoro delle campagne, iPad e iMac di vecchia generazione, diventano supporti espositivi, trasformati nel significato o nella loro funzione originaria. Gli espositori in ferro, parzialmente rivestiti in sterco, si pongono in continuità con tutti gli interventi strutturali e diventano parte integrante dell’ambiente, una stratificazione materica e volumetrica che deriva e si nutre del suo contesto.
Il Museo della Merda cresce in tre dimensioni: non solo un luogo fisico da visitare ma anche uno spazio virtuale ed una realtà in movimento. I contenuti del Museo sono caricati su una piattaforma online, un sito web che permette un'interazione diretta e allargata con il pubblico e l'aggiornamento costante delle attività, dei progetti e delle iniziative.
Allo stesso modo il Museo è itinerante e mostra come sia possibile una terza dimensione, quella di un Museo diffuso: cresce grazie alla condivisione dei propri contenuti con realtà simili, grazie al confronto con altre persone curiose, con le quali fare progetti, poter lavorare; ne derivano collaborazioni attive con istituzioni museali, pubbliche e private, università, archivi e centri di ricerca.
Nel panorama museale contemporaneo questa realtà si pone come una variante multidisciplinare e per questo significativa.
Luca Cipelletti
ARTE AL MUSEO DELLA MERDA. Un progetto curatoriale “aperto” dalla preistoria al futuro.
A Castelbosco l’arte contemporanea è protagonista sia all’interno del pianoterra del castello tardomedievale sia all’esterno dell’edificio ovvero nei luoghi produttivi dell’azienda. Gianantonio Locatelli ha coinvolto David Tremlett (1945) e Anne et Patrick Poirier (1941; 1942) gli artisti che principalmente hanno contribuito a rivoluzionare l’aspetto dell’azienda che, in parallelo all’arte, vive di innovazione, ricerca e sperimentazione. Le composizioni colorate di Tremlett sono disseminate sui muri di molti edifici, delle stalle e dei digestori mentre Anne et Patrick Poirier hanno armonizzato gli spazi verdi, in un dialogo continuo tra paesaggio e architettura, progettando inoltre una grande “aiuola” a forma di foglia di mais al cui interno sono state seminate varie tipologie di graminacee.
Nelle sale del castello il Museo della Merda ospita anche alcune opere della collezione privata di Gianantonio Locatelli - in continuo accrescimento - che saranno allestite a rotazione, ennesimo richiamo alle idee di metamorfosi e ciclicità proprie della sua visione aziendale e culturale. Opere che - non solo metaforicamente - sono connesse al “riciclo” e in parte anche all’agricoltura, all’allevamento, alla lavorazione dello sterco e alla produzione energetica di Castelbosco. La sua linea collezionistica ha sempre prediletto artisti legati alla trasformazione della natura e della cultura, allo scambio continuo tra arte, scienza, industria, magia e alchimia. Il percorso è scandito dai lavori di Michael Badura (1938), Gianfranco Baruchello (1924), Bernd&Hilla Becher (1931-2007; 1934), Claudio Costa (1942-1995), Daniel Spoerri (1930) e i già citati David Tremlett e Anne et Patrick Poirier.
Oltre alla produzione di questi artisti ormai storici il Museo della Merda, quale vero laboratorio in perpetuo divenire, perenne project in progress, ospiterà e favorirà anche lavori di altri artisti interessati ai temi e ai prodotti dell’azienda. Per esempio Carlo Valsecchi (1965) - le cui opere sono recentemente entrate in collezione - ha lavorato sui liquami di sterco concentrandosi sui concetti di luce, tempo e movimento; la sua installazione fotografica (Progetto Merda - Castelbosco, 20 stampe fotografiche, C-print, dibond con plexiglass, ciascuna cm 40x50, 2014) crea un “fregio” sulle pareti di una sala dove si conservano ancora numerose cassette di legno utilizzate molti anni fa quando Castelbosco era anche un’azienda ortofrutticola.
Roberto Coda Zabetta (1975) ha usato la “merda liquida” di Castelbosco mescolandola con pigmenti e resine per un’installazione con barattoli e una serie di otto tele (ciascuna cm 170x170, 2015) relative ai pianeti del sistema solare i quali in natura contengono metano rimandando così alla produzione del biogas di Locatelli. L’attività di Castelbosco è presente anche in alcuni frammenti di un film di Armin Linke (1966) nell’alveo del progetto “Anthropocene Observatory”. Saranno proiettati anche alcuni video e filmati, o parti di essi, che hanno come tema la merda, per esempio scene tratte da Le fantôme de la liberté (1974) di Luis Buñuel (1900-1983).
Partendo dalla “filosofia” di Gianantonio Locatelli e dalle opere della sua collezione, con un continuo “scambio” di idee con Massimo Valsecchi e Luca Cipelletti, in sintonia con la mia visione creativa e storico-culturale, è nato un progetto curatoriale condiviso e “aperto”. Un percorso dalla preistoria al futuro. Dialoghi, interferenze, polifonie tra oggetti, manufatti, prodotti della natura e del pensiero umano: dalla paleontologia alla letteratura, dalla scienza alla religione, dall’archeologia all’arte contemporanea. Indispensabili i fruttuosi innesti e i preziosi contributi di studiosi e professionisti coinvolti in questo “viaggio” nel tempo. Alcune tematiche sono state subito concretizzate, altre saranno sviluppate nel prossimo futuro.
Gaspare Luigi Marcone
Il Museo Della Merda è un'agenzia per il cambiamento, un istituto di ricerca e di raccolta dati, di documentazione sugli escrementi nella cultura, nella scienza, nella tecnologia, dedicato alla storia culturale della merda, alla trasformazione, alla capacità di trasmutare sostanze naturali e ristabilire un rapporto più sano tra esseri umani e natura.
Con il piacere di vedervi presto qui!
Gianantonio Locatelli
fondatore del Museo Della Merda e proprietario di Castelbosco
Ingresso al museo e visite guidate sono gratuite, ma la prenotazione è obbligatoria: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
28-29 Maggio 2016
25-26 Giugno 2016
30-31 Luglio 2016
27-28 Agosto 2016
24-25 Settembre 2016
29-30 Ottobre 2016
26-27 Novembre 2016
17-18 Dicembre 2016
Le visite guidate durano circa 60 minuti e iniziano approssimativamente alle ore 11:00, 13:00, 15:00 e 17:00.
Fateci sapere se preferite la vostra visita guidata in inglese.
Potete venire a trovarci nei seguenti fine settimana - con o senza i vostri bambini, che ameranno il museo e le centinaia di mucche che contribuiscono alla sua vita.
Ospitato nell’Azienda Agricola di Castelbosco - che fornisce latte per il Grana Padano - e tra le mura del suo castello tardo-medievale, il nuovo progetto presenta una serie di installazioni artistiche, archeologiche, storiche e scientifiche in continua evoluzione, riunendo biomeccanica e arte ambientale, il paesaggio agricolo, e un sistema di digestori che trasformano il letame in energia.
Galleria di immagini
INFORMAZIONI
Museo della Merda
Frazione Campremoldo Sopra. Loc. Castelbosco
29010 Gragnano Trebbiense (PC)
e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
web www.museodellamerda.org
VISITA SU APPUNTAMENTO
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