L'augurio per il nuovo anno è che finisca il mondo delle divisioni, degli sprechi, degli abusi e che a poco a poco tutti noi riusciamo a comprendere che siamo legati da un destino comune.
Il vero cambiamento, la "rivoluzione" spesso auspicata, nasce dalla consapevolezza dei nostri comportamenti di ogni giorno e dalla volontà di abbandonare le abitudini dannose.
Scrive Fulco Pratesi nell'editoriale "Meno carne, più vita per la terra", pubblicato sul magazine WWF di dicembre 2012: "...Oggi le cose sul Pianeta Terra stanno rapidamente cambiando sull'onda della globalizzazione. Attorno al triclinio degli Epuloni occidentali che dispongono della maggior parte delle risorse della terra, si affollano ancora centinaia di milioni di Lazzari in cerca di cibo, ma altri stanno già avviandosi sulla strada consumistica e avida percorsa dai ricchi. L'arrivo di 80 milioni di nuove persone l'anno in sala da pranzo, soprattutto nei Paesi ancora non sviluppati, pone pesanti interrogativi sulla ormai superata possibilità della terra e dei mari di garantire cibo e benessere a tutti senza deteriorare irreversibilmente le basi della vita stessa.
Uno dei problemi più gravi è rappresentato, nel campo dell'alimentazione, dal consumo di carne. Ed è sull'allevamento del bestiame che gli scenziati puntano maggiormente il dito. La denuncia, espressa in un recente documentario dell'UNEP, si basa su diverse motivazioni.
Innanzitutto la produzione di carne richiede un forte consumo di acqua e di suolo coltivabile. Sullo stesso terreno coltivato a cereali possono nutrirsi 10 volte più persone che non con le carni del bestiame allevato con il foraggio in esso prodotto. Questo, unito alla produzione di carburanti dalle biomasse, aggrava molto il problema della crescente carenza di derrate agricole su scala mondiale.
In secondo luogo, l'accaparramento di suoli per la coltivazione di mais e soia per il bestiame e per il pascolo, provoca la distruzione di ecosistemi (dalle foreste pluviali, alle savane, alle steppe naturali). Mentre le emissioni gassose degli animali d'allevamento contribuiscono fortemente al riscaldamento globale.
Purtroppo, mentre nei Paesi sviluppati, assieme a un calo demografico, derivante da migliori condizioni di vita, si assiste a una progressiva riduzione di consumi carnei, in altri, come in Cina, l'aumento pare inarrestabile. Dal 1961 al 2009, la carne consumata dai cinesi è passata da meno di un milione di tonnellate annue a 80 milioni, più di quanto l'incremento della popolazione avrebbe giustificato.
Tutto questo discorso, soprattutto in previsione dei cenoni e pranzi natalizi, dovrebbe consigliarci (più che la crisi economica) di ridurre il consumo di carne, anche se i nostri 90 kg/persona/anno, grazie alla famosa dieta mediterranea oggi purtroppo sempre meno seguita, ci pongono al 16° posto nel mondo rispetto agli USA (124 kg), alla Spagna (122), alla Nuova Zelanda (110) e ad altri."
In un altro articolo del magazine (La dieta mediterranea vince in sostenibilità, di Eva Alessi) leggiamo:
Il cibo che scegliamo - e ancor di più quello che sprechiamo - rischia di “affamare” il Pianeta insieme a tutti i suoi abitanti. A incidere infatti non sono solo le quantità in cui viene consumato ma l’impatto ambientale della filiera produttiva che lo fa approdare sulle nostre tavole (consumo di suolo e biodiversità legato ad agricoltura intensiva e infrastrutture utilizzo di acqua, imballaggi, trasporto e produzione di emissioni inquinanti, ecc.). Una grande “fabbrica globale” che, secondo gli studiosi di scienze della Terra, sta portando il Pianeta al collasso: di questo passo non mancherà molto al raggiungimento del punto critico (il cosiddetto “Tipping Point”) su scala planetaria.
Per sostenere una popolazione di più di 7 miliardi di abitanti ormai il 43% della superficie delle terre emerse è già stato convertito ad agricoltura, aree urbane e altre modificazioni e con infrastrutture varie che si ramificano in ampia parte di ciò che resta. La crescita della popolazione, prevista di 9 miliardi al 2045, fa ipotizzare uno scenario nel quale almeno metà delle terre emerse saranno profondamente modificate già entro il 2025.
L'avvento dell'agricoltura moderna e della globalizzazione alimentare ha portato a un aumento vertiginoso della produzione globalizzata, non accompagnata da significativi miglioramenti in campo nutrizionale. Il risultato è che, valutando l'apporto energetico della dieta, il numero di persone denutrite aumenta. All'opposto, l'obesità è in crescita. Se associamo a ciò la perdita di biodiversità alimentare e il degrado e sovrasfruttamento degli ecosistemi, è evidente l'urgenza di un riesame delle diete.
Negli ultimi decenni, per esempio, l’alimentazione degli italiani si è molto modificata: è stata progressivamente abbandonata la dieta mediterranea (tradizionalmente povera di proteine animali e basata sul consumo di frutta fresca e verdura) per regimi più ricchi di prodotti animali e grassi. Si è smesso di seguire la dieta ereditata dai nostri antenati, rispettosa delle biodiversità e degli ecosistemi, culturalmente accettabile, economicamente giusta e alla portata di tutti; adeguata dal punto di vista nutrizionale, sicura e salutare. L'invito del WWF è quello di riappropriarsi dei principi della dieta mediterranea, diventando dei consumatori critici capaci di conservare e incrementare la biodiversità anche a tavola, riducendo i consumi di carne, gli sprechi e i rifiuti; riscoprendo la località e la stagionalità dei prodotti e scegliendo cibi con una minore impronta in termini di uso di risorse idriche, in primis, e di emissioni di carbonio.
Dalla scelta dei prodotti che mettiamo nel nostro carrello, alla creazione di un orto sul terrazzo di casa, fino alle misure per non sprecare il cibo, sono molte le strategie che si possono mettere in atto per non “affamare” il Pianeta e i suoi abitanti.
IL DECALOGO
10 INGREDIENTI SALVA PIANETA
- Acquista prodotti locali
- Mangia prodotti di stagione
- Diminuisci i consumi di carne
- Scegli i pesci giusti!
- Privilegia i prodotti biologici
- Riduci gli sprechi: se l’hai acquistato mangialo
- Cerca di non acquistare prodotti con troppi imballaggi
- Cerca di evitare i cibi eccessivamente elaborati
- Bevi l’acqua del rubinetto
- Evita gli sprechi anche ai fornelli
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