I soldi non sono indispensabili: si può far tutto, o quasi, a costo zero. In tempi di crisi il baratto diventa una moda, il riuso si fa creativo e il riciclo si trasforma in green business.
The moneyless man: così è stato soprannominato Mark Boyle, che ha vissuto con le tasche vuote per più di due anni. Ma quella del trentaquattrenne irlandese trapiantato in Gran Bretagna non è stata una condizione accidentale, bensì una scelta consapevole. Ha abitato in una roulotte ricevuta in regalo, mangiato frutta e verdure coltivate nel suo orto, praticato il baratto per vestiti e generi di prima necessità.
La storia che ha incuriosito il Regno Unito non è un caso isolato, al contrario s'inserisce in un movimento di pensiero, una precisa filosofia di vita che non venera il dio denaro, ma lo caccia dall'Olimpo e lo mette al bando. All'interno di questo orientamento confluiscono tendenze anti-capitalistiche, avversione per il consumismo e ideali ecologisti. La Freeconomy community creata da Boyle conta più di 50mila membri in 176 Paesi. Nata sul web, si propone di connettere a livello locale le persone attraverso la condivisione di skill, risorse e spazi per creare un'economia alternativa.
Nel forum del sito si legge il post di un albergatore francese che offre alloggio per una settimana in cambio di aiuto per la ristrutturazione del suo casale. Una videomaker cerca altre donne che abbiano competenze di videografia e ingegneria del suono per mettere in piedi un progetto multimediale a Londra.
La crisi economica ha contribuito ad affermare la coscienza del riciclo e del riuso, ulteriori declinazioni della "moneyless philosophy". Meglio aggiustare o trasformare, piuttosto che comprare nuovamente. Proliferano siti e blog che forniscono suggerimenti su come dare una nuova vita alle cose.
I tutorial virtuali spiegano, ad esempio, come assemblare cassette di legno della frutta per ottenere delle mensole, una scarpiera oppure un tavolino. Spesso i frutti del remake creativo diventano elementi di design e i materiali di risulta si fanno arte.
Il progetto Scart, ideato dalla Waste Recycling - azienda per il recupero e lo smaltimento dei rifiuti industriali - in collaborazione con l'Accademia delle Belle Arti di Firenze, vuole stimolare le nuovi generazioni a dare sfogo alla creatività attraverso materiali di recupero e scarti di lavorazione. Per diventare un artista Scart basta compilare un form online e, una volta completata l'iscrizione, viene data la possibilità di accedere agli impianti di Waste Recycling dove prendere il necessario per la realizzazione delle proprie opere.
Anche il baratto è legato al prolungamento del ciclo di vita degli oggetti. Abbandonata per secoli, oggi questa pratica è tornata in auge. Rispetto a quello originario basato sullo scambio di beni contro beni, il baratto odierno ha allargato i suoi confini, assumendo anche una valenza sociale. Il libro Swap! Guida all'arte del baratto (Morena Passalacqua, Ultra, pp. 192 € 12,90) spiega, infatti, come questo offra l'opportunità di costruire nuove reti interpersonali.
Gli swap party sono un vero e proprio trend che richiama sempre un gran numero di appassionati. L'intento non è solo quello di rinnovare gratis il proprio guardaroba oppure svuotarlo, ma di conoscere altre persone. Spesso tra i banchetti espositivi vengono rievocate le storie che si nascondono dietro gli oggetti, condividendo esperienze e ricordi. Un'alternativa stimolante allo shopping compulsivo che si configura per lo più come un'azione solitaria e autoreferenziale. Ma lo swap non riguarda solo l'abbigliamento o l'oggettistica. Si scambia un po' tutto: case, per poter soggiornare in Paesi stranieri; beni e servizi tra aziende, con il vantaggio di lasciare intatta la liquidità e ampliare il bacino di clienti e fornitori; alimenti tra cittadini, produttori e ristoratori.
In Sicilia si sta allargando il network degli Ecopunto, attività imprenditoriale dall'anima green: botteghe del baratto che favoriscono la raccolta differenziata. I cittadini cedono cose destinate alla dismissione e ne ricavano prodotti alimentari locali e generi di prima necessità, rigorosamente sfusi per evitare l'impatto ambientale generato dagli imballaggi.
A Firenze c'è perfino un ristorante, "L'è maiala", dove si può andare senza portafogli visto che il conto si paga con prodotti alimentari o di artigianato.
Come sosteneva Lord Henry Wotton nel Ritratto di Dorian Gray, oggi la gente conosce il prezzo di tutte le cose, ma il valore di nessuna. Il ridimensionamento della tirannia del denaro potrebbe rivelarsi la giusta condizione per riscoprirlo.
Da La Freccia Magazine, novembre 2013