IL RACCONTO DI UNA GIORNATA CAMPALE
di Paolo Chiasserini
Si è svolto il 5 dicembre 2010 il 1° cicloraduno autogestito sul sentiero della Ferrovia Appennino Centrale (FAC) promosso dall’Associazione DLF Arezzo. Verso le ore 8,30 sono arrivati ciclisti da Anghiari, Montepulciano, Arezzo e da vari paesi della Valdichiana per un totale di 29 atleti.
Prima della partenza, Paolo Chiasserini ha riunito i partecipanti per raccontare la storia della vecchia ferrovia, Emiliano Frediani ha illustrato le modalità e le regole del ciclo raduno autogestito. Verso le ore 9 i ciclisti si sono schierati sul marciapiede del primo binario della stazione, da dove un tempo partiva il trenino che andava a Fossato di Vico, passando da Anghiari, Sansepolcro, San Giustino, Città di Castello, Umbertide, Gubbio.
Alle ore 9 in punto il Capostazione di turno è uscito dal proprio ufficio armato di cappello e paletta; dopo aver controllato il proprio orologio, con un fischio perentorio, ha dato il via al gruppo dei partecipanti. Il treno dei ciclisti ha lasciato la stazione con una temperatura esterna di meno 2 gradi. Non c’era nessun tipo di riscaldamento nelle vetture di 2° classe e noi eravamo in 2° classe.
Dopo circa un paio di km abbiamo perso due atleti per il gran freddo, qualcun altro lo abbiamo perso prima del 10° km e solo una ventina sono entrati nella galleria n° 4, dopo aver attraversato il torrente Vingone. All’uscita della galleria abbiamo avuto la prima, fortunatamente unica, foratura della giornata che ci ha fatto perdere qualche minuto. Superato l’inconveniente, siamo ripartiti passando sotto il maestoso cavalcaferrovia di Calbi, poi un ponte, ancora una galleria e… un viadotto che non c’è più. Una impervia strada campestre ci ha permesso di superare l’ostacolo; ritrovato il tracciato abbiamo percorso un breve tratto e… ancora un viadotto mancante, ancora un sentiero e di nuovo sul tracciato. Una galleria, breve tracciato, ancora galleria, questa crollata vicino all’uscita; un sentiero ci ha permesso di scavalcarla e via ancora sul tracciato fino al viadotto Loreta, il più maestoso, aveva due ordini di archi, anch’esso scavalcato con un sentiero che ci ha portati alla casa cantoniera al n° civico “Querceto 10”.
Da qui in poi il tracciato è più agevole, circa 1,7 km senza ostacoli, poi ancora una galleria crollata, superata con un apposito sentiero, e via per altre gallerie fino al viadotto “Torrino” anch’esso mancate, superato percorrendo un agevole sentiero. I viadotti non sono crollati per deterioramento architettonico o per altre cause naturali, ma per le numerose cariche esplosive che i tedeschi hanno fatto brillare, dopo averle piazzate sui piloni, la mattina del 18 giugno 1944; questo triste episodio ha firmato l’atto di morte di questa linea ferroviaria. Oltre il viadotto ancora gallerie fino a raggiungere la strada statale al valico del Torrino. Proprio all’innesto del tracciato ferroviario con la statale abbiamo capito l’origine del toponimo: il trenino passava proprio sotto il rudere di un’antichissima torre di vedetta (V o VI sec.) crollata da tempo immemorabile; un blocco consistente si trova a valle del tracciato.
Percorso un centinaio di metri sulla statale, siamo passati davanti al bell’edificio della stazione del Torrino, ben conservata e trasformata in civile abitazione. Il piazzale di questa stazione aveva due binari per permettere le precedenze oppure per sganciare la seconda locomotiva, che veniva aggiunta per agevolare la salita dei convogli più pesanti. Abbandonato il tracciato ferroviario, che va verso Palazzo del Pero, siamo risaliti sul crinale e abbiamo preso la via del ritorno per un bel sentiero immerso nella meraviglia del bosco autunnale. Questo sentiero, piacevolmente panoramico, passa accanto ad una strana collinetta con la cima perfettamente pianeggiante: si tratta di un’antichissima fortificazione, non rara nella zona, che gli studiosi catalogano come “cittadella dell’età del bronzo”.
Scendendo verso Arezzo, si attraversa il tracciato davanti alla casa cantoniera “la Giostra”, anch’essa trasformata in civile abitazione, e giù verso il Bagnoro, famoso per la meravigliosa Pieve di S. Eugenia, e da qui rientro in città fino alla Stazione, dove siamo giunti verso le ore 12,30. Molto positivi i commenti a caldo dei partecipanti, che si sono meravigliati di come hanno lavorato bene e velocemente le sconosciute maestranze che hanno costruito questa ferrovia tra il 24 febbraio 1882 e il 15 agosto 1886.
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