Verona, dal 18 gennaio al 21 marzo 2016 - VII edizione della rassegna “Incontri con la cultura russa: il cinema”, organizzato da Associazione Conoscere Eurasia. La sede degli incontri è la Chiesa Santa Maria in Chiavica, Sede CTG, in Via Santa Maria in Chiavica, 37121 Verona. Lunedì 21 marzo 2016 conclusione della rassegna con: "Stalker", di Andrej Tarkovskij, anno 1979.
I film presentati appartengono alla videoteca di Conoscere Eurasia. Ideatore, curatore e direttore artistico: Ugo Brusaporco. Organizzatori: Daniela Bonomi, Svetlana Ceccarelli, Polina Chunina. Relatori: Ugo Brusaporco.
Presentazione
di Ugo Brusaporco
Che strano mondo quello in cui viviamo oggi, pieno di paure, più di quelle che nel secolo scorso segnarono quella che venne chiamata la “guerra fredda”, nome strano in un inverno così caldo, com’è quello che è cominciato. Eppure fu in quel tempo che si consolidò il cinema sovietico, fu in quel tempo che la Repubblica Federale Tedesca, con l’appoggio degli Stati Uniti, fece nascere, nella Berlino, occupata quel Festival cinematografico che oggi sfida la potenza di Cannes. Giunta al settimo anno, la nostra Rassegna di Cinema Russo si trova ad affermare una cultura, quella russa, trascurata nel nome di nuove alleanze politiche, che stanno ridisegnando la mappa del mondo. Per questo abbiamo deciso un programma che in parte sposa cinema e letteratura russa, senza negarsi il fondamentale piacere di dire semplicemente di cinema.
Ecco, allora, una partenza nel nome di uno scrittore nume com’è Maksim Gorkij (1868-1936), con quel particolare film del maestro Gleb Panfilov, che è “Vassa”, tratto da uno dei più attuali testi dello scrittore, quel “Vassa Železnova” portato sulla scena pochi mesi fa in Australia, e più volte portato sul piccolo schermo e sul grande, con almeno una notevole lettura di Leonid Lukov nel 1953. Il film di Panfilov è segnato dalla problematica situazione politica creatasi in Unione Sovietica dalla morte di Brežnev e, in un certo senso, fa riflettere su un’umanità alle prese con cambiamenti epocali, come quelli che viviamo oggi.
Di cambiamenti parla anche il secondo film che proponiamo: “Čjornyj Kvadrat” (Il quadrante nero) di Jurij Moroz, dalla novella di Fridrih Neznanskij. Il film è ambientato nel paese proprio negli anni in cui Panfilov gira il suo “Vassa”, ed è interessante, vedendo il film di Moroz, comprendere i dubbi produttivi dell’altro, in un emozionante gioco di specchi.
Con “Osennij Marafon” (Maratone d’autunno) di Georgij Danelija affrontiamo una delle migliori commedie ereditate dal cinema sovietico. Specialista nelle “commedie tristi”, in questo film il regista mette alla berlina una società già troppo occidentalizzata.
Con “Pokajanie” (Pentimento) di Tengiz Abuladze (1924-1994) si mette in evidenza il peso più morale e civile che ideologico dello stalinismo, un sistema capace di penetrare nelle anime fino a far male, per far male. Il film è un atto di accusa lucido e dolorosamente pacato, scritto con linguaggio magistrale.
“Oblomov”, un classico di Nikita Mihalkov, ci pone di fronte a una bella e profonda lettura del capolavoro di Ivan Gončarov (1812-1891). Un film sottilmente capace di leggere in chiave moderna il fastidio e la noia dell’intellettuale di fronte alla corruzione di un mondo, che lo vorrebbe coinvolto nella sua decadenza morale. La serata di “Oblomov” sarà dedicata all’amico storico e amante della cultura russa Sergio Pescatori, recentemente scomparso. Ci mancheranno le sue dotte spiegazioni e la sua simpatia.
Nella purezza della favola classica ci porta Victor Gres’, con il suo “Čjornaja Kuritsa, ili Podzemnye Žiteli” (La gallina nera o i cittadini sotteranei), tratto dal racconto omonimo di Antonij Pogorel’skij (1787-1836), il film verrà presentato la sera del 22 febbraio, preceduto dalla proiezione del documentario “Bello Ciao” di Valerija Lovkova. Un film che, grazie alla consulenza storica di Mihail Talalay, riporta alla luce la collaborazione tra i partigiani italiani e quelli russi in episodi fondamentali della storia italiana. Uno di questi è la nascita della Repubblica partigiana di Montefiorino (17 giugno -1 agosto 1944), una delle prime enclave democratiche nel nord dominato dai tedeschi e dai loro alleati della Repubblica Sociale.
Un film di grande emozione è “Proščanie” (L’addio) di Èlem Klimov, dedicato a sua moglie, la regista Larisa Šepit’ko, che avrebbe dovuto girare il film, se un tragico incidente d’auto non l’avesse tolta alla vita insieme ai suoi collaboratori. Il marito ha ripreso in mano la sceneggiatura, tratta da un racconto di Valentin Rasputin, e l’ha trasformata in un racconto sulla vita e la morte, sul senso di appartenere comunque a questo mondo, nonostante le violente separazioni, le dolorose memorie, i luoghi che cambiano. Un film che ci pone all’origine del nostro essere.
“Ofitsery” (Gli ufficiali) di Vladimir Rogovoj ci riporta al grande film popolare, quasi 55 milioni di persone corsero a vederlo nel 1971 e, ancora oggi, è uno dei film più amati dal popolo russo. Stesso destino per “Don Quixote” di Grigorij Kozintsev, uno dei maggiori film della storia del cinema, un capolavoro senza tempo, con un attore, Nikolaj Čerkasov, capace di dare al pallido cavaliere triste di Cervantes un colore che è quello che abbiamo immaginato, leggendo le pagine di quel testo immortale. Kozintsev dirige come solo i maestri sanno fare.
La rassegna si chiuderà con un viaggio nella fantascienza con “Stalker” di Andrej Tarkovskij, per ritrovare, attraverso il cinema, le radici della vita. E non è questo il senso di una rassegna che presenta la civiltà di un popolo per provare a migliorare la nostra cultura, il nostro accettare di aprirsi all’altro, di ascoltarlo?
Lunedì 18 gennaio 2016, ore 20:30, inaugurazione
Васса - Vassa
di Gleb Panfilov - anno: 1983, durata: 135’
produzione: Mosfilm
sceneggiatura: Gleb Panfilov, basata sul dramma di Maksim Gorkij “Vassa Železnova’’
fotografia: Leonid Kalašnikov
montaggio: Polina Skačkova
musica: Vadim Bibergan
attori: Inna Čurikova, Vadim Mihajlov, Nikolaj Skorobogatov, Valentina Teličkina, Olga Mašnaya, Jana Poplavskaja
Sarà “Vassa” di Gleb Panfilov, lussuosa proposizione di uno dei più importanti testi di Maxim Gorky, il film di apertura, lunedì 18 gennaio, della settima rassegna di cinema russo offerta a Verona dall’Associazione Conoscere Eurasia.
Nato nel segno dell’assenza, del professor Sergio Pescatori, promotore dell’iniziativa, recentemente scomparso, questo Festival ha scelto di aprirsi con un film che raccontando il passato mai s’adombra di malinconia. Il grande e originale maestro russo nell’affrontare questo dramma capitale che ha come protagonista una donna, la Vassa del titolo (splendidamente interpretata da un’attrice unica com’è Inna Churikova, moglie del regista) ha esaminato a fondo il personaggio: “Per me Vassa è una donna che ha in mano un grande potere: è vedova, è padrona di una grande fabbrica. Il suo cognome deriva dalla parola zelezo che in russo significa "ferro", e tutti l'hanno sempre interpretata come una donna dura, crudele. Io invece l'ho sentita come una donna profondamente umana, che cerca disperatamente di amare i propri figli e di salvare un mondo che le sta crollando attorno. Per me Vassa è la tragedia della donna russa, che attraverso i personaggi interpretati da mia moglie è sempre stata il centro ideale del miei film”. Di rilievo la bella fotografia del film firmata da Leonid Kalashnikov, necessaria a colorare il tempo di una fine epoque segnata dall’addio di intere società. Vassa sente l’arrivo della Rivoluzione che non vede e che non può comprendere né accettare. Gleb Panfilov non ha pietà nel descrivere il fallimento catastrofico di una generazione che si riteneva immune da ogni cambiamento, una situazione in cui anche oggi è facile per molti trovarsi coinvolti. L’appuntamento è alle 20.30 a Santa Maria in Chiavica nella sede del CTG Verona, l’ingresso è libero fino a esaurimento dei posti.
Lunedì 25 gennaio 2016, ore 20:30
Чёрный квадрат - Il quadrante nero
di Jurij Moroz - anno: 1992, durata: 115’
produzione: Studio Cinematografico Gorkij
sceneggiatura: Jurij Moroz, dalla novella di Friedrich Neznansky “Jarmarka v Sokolnikah”
fotografia: Boris Novoselov
montaggio: Valentina Mironova
musica: Jurij Poteenko
attori: Dmitrij Haratjan, Vitalij Solomin, Elena Jakovleva
Aleggeranno le ombre nemiche di Putin e Aleksandr Val'terovič Litvinenko nella seconda serata della rassegna di cinema Russo organizzata dall’Associazione Conoscere Eurasia nella sala CTG a Santa Maria in Chiavica. Dopo il successo della serata inaugurale che aveva offerto ai veronesi la prima del film “Vassa”, lunedì 25 gennaio sarà presentato “Chyornyy Kvadrat” (Il quadrante nero) di Yuri Moroz, un’altra prima per Verona.
Si tratta di un film che nel 1992, tratto da "Yarmarka v Sokolnikakh" (Una fiera a Sokolniki), racconto di successo pubblicato da Friedrich Neznansky nel 1987, prova a raccontare l’inizio della caduta dell’Unione Sovietica. L’azione si apre nel novembre del 1982, il 10 muore Leonid Brežnev, Segretario Generale del PCUS e Presidente del Presidio del Soviet Supremo dell'URSS. Erede di Lenin, Stalin, Malenkov e Chruščёv, egli è l’ultimo grande statista figlio della Rivoluzione d’Ottobre, dopo di lui l’Unione Sovietica in breve finirà la sua esistenza per l’incapacità di guidarla da parte dei suoi pavidi tre successori Andropov, Černenko e, soprattutto, Gorbačëv.
Se questo è il quadro storico in cui si situa la vicenda, questa vede come protagonista un giovane burocrate che si ritrova a indagare sull’omicidio di un agente del KGB forse voluto dalla stessa organizzazione per diretta mano del Presidente Andropov.
Un efficace intreccio tra politica, servizi segreti, e misteri, tra gli interpreti Dmitri Kharatyan ("Naval Cadets, Charge!" la miniserie russa che ha conquistato gli USA), Vitaly Solomin ("Sherlock Holmes and Doctor Watson"), Yelena Yakovleva ("Intergirl", premiata per questo al Nika e a Tokyo), Vasily Lanovoy ("Officers"), Armen Dzhigarkhanyan ("A Dog in the Manger"). Le ombre di quello che successe in quegli anni si fanno ancora più oscure oggi proprio per il caso Litvinenko.
L’appuntamento a Santa Maria in Chiavica è alle 20.30, ingresso libero.
Lunedì 1 febbraio 2016, ore 20:30
Осенний марафон - Maratona d’autunno
di Georgij Danelija - anno: 1979, durata: 94’
produzione: Mosfilm
sceneggiatura: Aleksandr Volodin
fotografia: Sergej Vronskij
montaggio: Tatiana Egoryčev
musica: Andrej Petrov
attori: Oleg Basilašvili, Evgenij Leonov, Natal’ja Gundareva, Marina Nejolova, Borislav Brondukov, Nikolaj Krjučkov e Galina Volček
Terzo incontro, lunedì 1 febbraio, con il Cinema Russo al CTG a Santa Maria in Chiavica. Per la Rassegna organizzata dall’Associazione Conoscere Eurasia, si vedrà “Osennly Marafon” (Maratona d’autunno) di Georgiy Daneliya, una produzione Mosfilm del 1979.
Premiato a Berlino, San Sebastiano e a Venezia per la miglior regia e sempre a Venezia anche per la miglior interpretazione maschile, data a quello splendido attore che fu Evgeniy Leonov (1926-1994), il film è sceneggiato da un robusto autore come fu Aleksandr Volodin, ben fotografato da Sergei Vronsky e montato dalla leggendaria Tatyana Yegorychyova.
Il film trova merito anche nelle musiche di Andrei Petrov, protetto di Dmitri Shostakovich, questo musicista fu acclamato in tutto il mondo non solo per gli ottanta film cui ha regalato le sue note, ma per opere, balletti e concerti che hanno conquistato milioni di persone. Se a questi importanti credits tecnico artistici aggiungiamo la presenza sul set di un cast, che insieme a Leonov vede impegnati Oleg Basilashvili, Natalya Gundareva, Marina Neyolova, Borislav Brondukov, Nikolai Kryuchkov, e Galina Volchek, attori e caratteristi ben noti al tempo in Unione Sovietica, riusciamo a capire l’importanza di un film che è uno dei capolavori di un regista noto per le sue “commedie tristi”.
Daneliya, che durante il disgelo culturale iniziato da Nikita Khrushchev, si trovò a far parte della "New Wave" cinematografica sovietica. La fine di Khrushchev e l’inizio dell’era politica di Leonid Brezhnev pose però il cinema di Daneliya come anti-sovietico e per questo il regista si trovò a essere perseguitato dal capo del KGB Vladimir Semichastny. Con la conseguenza che vide il suo lavoro bloccato per quattro anni.
“Maratona d’Autunno” ha come protagonista un uomo sposato nel pieno della crisi di mezza età, lo incontriamo mentre sta cercando di risolvere i suoi complessi rapporti con la moglie, l’amante, i vicini e i colleghi di lavoro. Lui è un traduttore letterario, sempre indeciso e sempre al limite della decenza. La sua amante lo vuole, la moglie lo vuole. Per vari motivi, i suoi colleghi lo vogliono. Egli cerca di accontentare tutti, e nel fare questo, naturalmente, non piace a nessuno, meno di tutti a se stesso. Alla fine, sua moglie e la sua amante lo lasciano. Per un istante, solo un istante, si sente libero. Ma, subito, loro ritornano. E la vita riprende. Così ognuno è di nuovo infelice. Ricca di fine umorismo la commedia è vivace e fresca e non sente il peso degli anni.
L’appuntamento a Santa Maria in Chiavica è alle 20.30, l’ingresso è libero.
Lunedì 8 febbraio 2016, ore 20:30
Покаяние - Il Pentimento
di Tengiz Abuladze - anno: 1984, durata: 153’
produzione: Gruzija Film
sceneggiatura: Tengiz Abuladze, Nana Džanelidze e Rezo Kveselava
fotografia: Mihail Agranovič
montaggio: Guliko Omadze
musiche: Nana Džanelidze
attori: Avtandil Maharadze, Lja Ninidze, Ketevan Abuladze.
Appuntamento con il cinema che non deve morire lunedì 8 febbraio al CTG a Santa Maria in Chiavica, dove l’Associazione Conoscere Eurasia, nell’ambito della settima Rassegna di Cinema Russo presenta “Pentimento” (Pokayaniye in russo, Monanieba in georgiano) un film del 1984 di Tengiz Abuladze, vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al 40º Festival di Cannes. Realizzato nel 1984, il film venne distribuito solo a partire dalla fine del 1986, grazie alla “glasnost” di Michail Gorbačëv che lo fece circolare: partecipò quindi a diverse edizioni di Festival internazionali.
Tengiz Abuladze, regista cinematografico georgiano, era nato a Kutaisi il 31 gennaio 1924 ed è morto a Tbilisi il 6 marzo 1994. Le principali fonti d'ispirazione di Tengiz Abuladze (e anche di altri cineasti suoi connazionali, come Sergej I. Paradžanov e in parte Otar D. Ioseliani) sono infatti la cultura e la letteratura del suo Paese, pregne di spirito medievale, di leggende millenarie provenienti dal folklore contadino, senza dimenticare un profondo misticismo. Elementi distintivi, in Abuladze, sono il sentimento della natura e il gusto dell'arabesco, che vengono inseriti in un taglio narrativo di volta in volta epico o lirico, cui si aggiunge un senso del realismo attento anche alle implicazioni civili.
Insignito in patria con varie onorificenze, all'estero ricevette riconoscimenti in numerosi festival, come a Cannes nel 1956 e nel 1987, a Teheran nel 1965, a Londra nel 1975. “Pokajanie” (Pentimento) è il film-evento della maturità del regista, un film di cui fu anche soggettista, sceneggiatore e montatore. Come scrive la Treccani: “Forse non è il suo miglior film, ma senz'altro quello in cui il regista investì maggiormente, e il primo veramente significativo per il nuovo corso gorbačëviano. Opera di denuncia senza appelli né giustificazioni dei crimini staliniani e del loro occultamento nell'epoca successiva, è narrata in chiave altamente simbolica e allegorica. Scritto nel 1981, Pokajanie poté essere girato solo all'inizio del 1984, in condizioni molto difficili. Ne venne però impedita la distribuzione, e quasi tutte le copie stampate furono distrutte. Pokajanie fu infine proiettato, nell'ottobre 1986 in Georgia e nel gennaio-febbraio 1987 a Mosca.
In diciassette sale cinematografiche della capitale dell'URSS, folle di spettatori (tre milioni in due mesi), soprattutto giovani, seguirono, in un silenzio commosso, la favola surreale del cadavere del dittatore disseppellito in continuazione da una delle sue vittime. Il dittatore era la personificazione di tutti i grandi tiranni, ma adombrava soprattutto L. P. Berija, il georgiano a capo della polizia politica di Stalin dal 1938 al 1953”.
Film fondamentale per comprendere lo spirito del popolo russo, questo sarà proiettato a Santa Maria in Chiavica alle 20.30, l’ingresso è libero.
Lunedì 15 febbraio 2016, ore 20:30
Несколько дней из жизни И.И. Обломова - Oblomov
di Nikita Mihalkov - anno: 1979, durata: 143’
produzione: Mosfilm
regia: Nikita Mihalkov
soggetto: ispirato al romanzo “Oblomov” di Ivan Gončarov
sceneggiatura: Aleksandr Adabašjan, Nikita Mihalkov
fotografia: Pavel Lebešev
musiche: Eduard Artem’ev, tratte dalla “Norma” Di Vincenzo Bellini, brani di Sergej Rahmaninov
Ci sono personaggi inventati dalla penna dell’uomo che diventano leggendari e meritevoli di essere sempre citati, e uno di questi è sicuramente il pigro Oblomov descritto da Ivan Goncharov in un romanzo omonimo nel 1859 e divenuto più conosciuto grazie al film “Neskol'ko dnej iz zizni I. I. Oblomova” (Alcuni giorni della vita di I. I. Oblomov, 1979) di Nikita Mikhalkov. E sarà questo il film che questo lunedì 15 febbraio sarà presentato al CTG a Santa Maria in Chiavica, nell’ambito della settima Rassegna del Cinema Russo, voluta da Conoscere Eurasia per diffondere la cultura di quel grande Paese. La serata sarà doppiamente speciale perchè servirà anche a ricordare il professor Sergio Pescatori, esperto di cultura russa, e collaboratore della Rassegna, recentemente scomparso. A ricordarlo sarà il professor Antonio Fallico, fondatore di Conoscere Eurasia, e amico di Pescatori, mentre il film verrà presentato dal professor Simone Villani dell’Università di Bergamo e di Verona, insieme a Michael Benson, Presidente del Cineclub Verona.
Il film racconta la vita di Oblomov dal passato al futuro, in un intelligente gioco di flash back. Michalkov, che nasce come attore, è maniacalmente perfezionista nel guidare i suoi interpreti a cominciare da da un perfetto Oleg Tabakov, nel ruolo del protagonista. La confezione tutta è grande maestria. Un vero piacere per gli occhi che il regista non dimentica mai di coniugare con il ritmo della visione.
L’appuntamento è alle 20.30, l’ingresso è libero.
Lunedì 22 febbraio 2016, ore 18:00
Белло, чао - Bello, ciao
di Valerija Lovkova - anno: 2015, durata: 52’
sceneggiatura: Valerija Lovkova
consulente storico: Mihail Talalaj
fotografia: Aleksandr Zajtsev
montatore: Natal’ja Sctin
operatore: Aleksandr Zajtsev
presentatore: Aleksej Nesterov
produttore: Magomed Kurbangadžiev
studio cinematografico: “Magafilm”, con il supporto finanziario del Ministero della cultura della Federazione Russa
Un lungo lunedì, 22 febbraio, al CTG a Santa Maria in Chiavica, dove per la rassegna sul Cinema Russo organizzata dall’associazione Conoscere Eurasia, saranno presentati il documentario “Bello, ciao” di Valerija Lovkova, alle ore 18, e il film fiabesco “La gallina nera” di Viktor Gres alle ore 20.30.
Il primo è un film incentrato sulla figura di Vladimir Pereladov (1918-2008) “Il Capitano Russo”, cittadino onorario di Sassuolo e di Berdsk. Nel 1943, nel Nord Italia, Vladimir Pereladov divenne il comandante del cosiddetto “Battaglione d’assalto russo”, che comprendeva anche partigiani italiani, inglesi e americani ma, su 150 uomini, i russi erano più di un centinaio.
Una storia poco conosciuta che la regista Valerija Lovkova con l’aiuto del consulente storico Mihail Talalaj ha ricostruito regalando alla storia italiana un tassello fondamentale. Nella sua ricerca sulla partecipazione dei partigiani sovietici alla Resistenza italiana, lo storico Mauro Galleni scrisse che il Battaglione d’assalto russo seppe dar prova di spirito combattivo negli scontri che dettero vita alla Libera Repubblica di Montefiorino, nel giugno del 1944, la prima repubblica nell’Italia nazifascista. Cinquemila e cinquecento partigiani sovietici parteciparono alla resistenza armata per la libertà dell’Italia, per la vittoria comune sul nazifascismo. Più di 400 sacrificarono la loro vita. A presentare il film con la regista saranno lo storico Mihail Talalaj e Graziella Bertani, che ha preso parte al documentario ed è Presidente dell’Associazione Italia Russia di Modena.
Alle 20.30 il film del 1980 “La gallina nera”, basato sull’omonima bella e commuovente favola di Antonij Pogorel’skij (1787-1836). Il film è ambientato nella prima metà dell’Ottocento, a San Pietroburgo e protagonista è un ragazzo di dieci anni, Aljoša, mandato a studiare in collegio dai genitori. Un giorno salva una gallina nera a cui si era affezionato e così si guadagna la gratitudine di uno strano popolo sotterraneo, un mondo fiabesco con il re e i suoi sudditi. Il re di questo mondo fiabesco gli regala un magico chicco di miglio, in grado di risolvere i suoi problemi scolastici, chicco che molti scolari vorrebbero avere.
I due film, alle ore 18 e alle 20.30, sono ad ingresso gratuito.
Lunedì 29 febbraio 2016, ore 20:30
Прощание - L’addio
di Èlem Klimov - anno: 1982, durata: 129’
produzione: Mosfilm
sceneggiatura: Rudol’f Tjurin, Larisa Šepit’ko, German Klimov da un racconto di Valentin Rasputin
fotografia: Jurij Shirtladze, Aleksej Rodionov, Sergej Taraskin
montaggio: Valerija Belova
musica: Vjačeslav Artemov
attori: Stefanija Stanjuta, Lev Durov, Aleksej Petrenko, Leonid Krjuk, Vadim Jakovenko, Jurij Katin-Jartsev, Denis Lupov, Majja Bulgakova, Ljubov’ Malinovskaja, Ljudmila Poljakova
Incontro con il grande e unico cinema russo, lunedì 29 febbraio al CTG a Santa Maria in Chiavica, infatti, l’Associazione Conoscere Eurasia presenterà "Proshchanie"(L’addio) di Elem Klimov. Film del 1982 tratto da un racconto di Valentin Rasputin, è segnato da un destino tragico, il soggetto era stato scelto dalla regista Larisa Sepitko (1939-1979), moglie di Klimov, che si apprestava a girare quando, proprio il primo giorno di riprese, il 2 giugno 1979, morì in un incidente automobilistico assieme al fotografo e allo scenografo. La morte segna anche la carriera di Klimov che annegò il dolore nell’alcool.
Lo stesso riuscì a riprendere in mano l’idea del film e a portarlo a termine, in fondo lui era sopravvissuto a un altro grande dramma: “Quando ero bambino mi sono trovato all’inferno, sono nato a Stalingrado. La città era in fiamme fino al di sopra del cielo. Il fiume era arso e ardente. Era notte, le bombe esplodevano, e le madri coprivano i loro figli con qualunque biancheria da letto che avevano, e poi andavano sdraiarsi su di loro per proteggerli. Se nella mia vita avessi messo tutto quello che sapevo e mostrato tutta la verità, anch’io non avrei potuto guardarla”.
D’altra parte un particolare destino lo aveva dal suo nome, “Elem” è un acronimo di Engels, Lenin e Marx. "Proshchanie" è un film che riflette sul dramma del prezzo da pagare per il progresso, mostrando il destino di un vecchio villaggio della Siberia e della sua comunità legata a antiche tradizioni e rituali di fronte alla scelta politica di costruire una diga che cancella non solo le loro residenze, ma la loro storia.
Le musiche sono di Vyacheslav Artemov, il padre della “musica perennis” (eterna music), uno di massimi compositori attuali attento all’idea di una musica come unica strada per incontrare Dio. Tra gli interpreti: Stefaniya Stanyuta (1905-2000), due volte premiata come la più grande attrice sovietica, come al maschile è successo al coprotagonista Lev Durov (1931-2015).
L’appuntamento è alle 20.30 l’ingresso è libero.
Lunedì 7 marzo 2016, ore 20:30
Офицеры - Gli ufficiali
di Vladimir Rogovoj - anno: 1971, durata: 91’
produzione cinematografica: Gorkij
sceneggiatura: Kirill Rapoport, Boris Vasil’ev
fotografia: Mihail Kirillov
montaggio: A. Ovčarova
musica: Rafail Hozak
attori: Georgij Jumatov, Alina Pokrovskaja,Vasilij Lanovoj
IL FILM RUSSO AMATO DALL’ESERCITO AMERICANO. C’è una frase nel film "Ofitsery" (Gli ufficiali) di Vladimir Rogovoy, che verrà presentato lunedì 7 marzo nell’ambito della rassegna di cinema russo organizzata da Conoscere Eurasia, che piace molto al Foreign Military Studies Office dell’U.S. Army: “Esiste una precisa professione: difendere la propria Madrepatria”.
Ed è proprio questa frase che spiega il senso profondo di un film che nel 1971 fu visto da 53,4 milioni di spettatori e che certamente non li ebbe solo perché, come spiegano gli esperti americani, mette a fuoco l’esprit de corps e sottolinea l’importanza del buon morale e della disciplina per l’efficacia delle truppe, ma perché è un vero grande spettacolo. Un film che canta l’amicizia e la vita, un film che IMDB definisce “capolavoro epico dell’era sovietica”, un film che non celebra la guerra, anzi ne mostra l’assurda brutalità, in nome di un’idea che celebra l’umanità viva.
Il grande Georgi Yumatov è Alexei Trofimov, mentre Vasili Lanovoy (recentemente nel ruolo del Cardinale Richelieu in una nuova versione dei “Tre moschettieri” diretta da Sergey Zhigunov) è Ivan Varrava. I due si conoscono nel 1920 in un avamposto di frontiera, nella guerra contro i basmachi, i rivoltosi musulmani. È qui che sentono quella frase, "Esiste una precisa professione: difendere la propria Madrepatria” che darà un senso alla loro vita, ed è lì che incomincia anche il loro amore per la stessa donna (Alina Pokrovskaya), un amore che diventa insostituibile faro negli anni che passano insieme nella Spagna della Guerra Civile, nella Grande Guerra Patriottica e anche dopo.
Il trionfo di questo film fu sottolineato dall’aumento delle domande per entrare nelle scuole militari. Una critica dell’epoca riporta questa frase: “Incredibilmente commovente, sincero e onesto, questo è un film sul dovere verso il paese e voi stessi, sull'amore per una donna e per la patria sull’amicizia di veri uomini”.
L’appuntamento è al CTG a Santa Maria in Chiavica, alle 20.30, l’ingresso è libero.
Lunedì 14 marzo 2016, ore 20:30
Дон Кихот - Don Quixote
di Grigorij Kozintsev - anno: 1957, durata: 102’
produzione: Lenfilm Studio
soggetto: Miguel de Cervantes
sceneggiatura: Evgenij Švarts
fotografia: Apollinarij Dudko, Andreij Moskvin
montaggio: E. Mahankova
musica: Kara Karaev
Serata d’onore al CTG a Santa Maria in Chiavica, dove l’Associazione Conoscere Eurasia presenta lunedì 14 marzo, nell’ambito della rassegna dedicata al cinema russo, il “Don Chisciotte” di Kozintsev. Ci sono pochi film capaci di diventare leggendari, capaci di entrare nel novero riservato al gande cinema inteso come arte, e uno di questi è sicuramente il “Don Kichot” (1957) di Grigory Kozintsev.
Troppo facile dire senza timore di essere smentiti che quella di Kozintsev è la miglior trasposizione cinematografica dello straordinario romanzo di Cervantes. La prima fu nel 1903 il “Don Quichotte” di Lucien Nonguet e Ferdinand Zecca prodotto dalla Pathè, la prima versione capitale trent’anni dopo nel 1933, il “Don Quichotte” diretto da Georg Wilhelm Pabst con l’incredibile Feodor Chaliapin. Poi arrivò il film di Grigory Kozintsev e l’impossibilità di superarlo, non solo per la straordinaria interpretazione di Nikolai Cherkasov nel ruolo del protagonista, ma perché Kozintsev riesce a dare alla storia del triste cavaliere il senso di un paese il suo, l’Unione Sovietica, destinata a veder svanire lo stesso sogno ideale. Se là c’era Dulcinea, qui c’è il Comunismo, entrambi sembra voler dire il regista sono stati desiderati, entrambi si sono dimostrati irraggiungibili, per colpa degli uomini incapaci di aiutarsi gli uni con gli altri, freddi nel loro egoismo, cinici nel credere che alla vita non serva un sogno, un ideale. C’è in questa visione una dignità nuova nel personaggio, Don Chisciotte non è solo, dietro di lui spuntano i milioni di giovani morti per ave creduto di poter far nascere un nuovo mondo, per aver combattuto contro i mulini a vento nazifascisti, ritrovandosi poi vinti dalle stesse idee combattute.
Superba la fotografia firmata da Apollinari Dudko e Andrei Moskvin, da ascoltare le musiche di Gara Garayev, uno dei maggiori compositori dell’Unione Sovietica. Bravissimi: Yuri Tolubeyev (impagabile Sancho Panza) e Lyudmila Kasyanova (Dulcinea), ma il merito maggiore e di Grigory Kozintsev, nato a Kiev il 22 marzo 1905 e morto a Leningrado l'11 maggio 1973, che nel 1921 con Leonid Z. Trauberg fondò nel la FEKS, laboratorio d'avanguardia teorico e pratico di teatro e cinema, una delle factory ante litteram capaci di creare un movimento artistico ancor oggi a imitare. La sua creatività trova in questo “Don Kichot” la sua sublimazione.
L’appuntamento è alle 20.30. Ingresso libero.
Lunedì 21 marzo 2016, ore 20:30
Сталкер - Stalker
di Andrej Tarkovskij - anno: 1979, durata: 163’
produzione: Mosfilm, Urss, Germania dell’Est
sceneggiatura: Andrej Tarkovskij, Arkadij Strugatskij, Boris Strugatskij, dal romanzo di fantascienza “Picnic sull’orlo” della strada dei fratelli Strugatskij
fotografia: Aleksandr Knjažinskij
montaggio: Andrej Tarkovskij, Ljudmila Fejginova
musica: Èduard Artem’ev
attori: Anatolij Solonitsyn, Nikolaj Grn’ko, Aleksandr Kajdanovskij, Alisa Frejndlih, Nataša Abramova
Quando il cinema canta la poesia della fantascienza.
“Amo gli occhi tuoi, amica mia, / il loro gioco splendido di fiamme, / quando li alzi all’improvviso, / e come un fulmine celeste / guardi veloce tutto intorno... / Ma esiste un fascino più forte: / gli occhi tuoi rivolti in basso, / nel bacio appassionato di un istante, / e fra le ciglia semichiuse / del desiderio il cupo e fosco fuoco...”
Sono questi versi di Fëdor Tjutčev detti nell’ultima sequenza di “Stalker” di Andrey Tarkovskij, la spinta a ritrovare attraverso il cinema, le radici della vita, a scoprirne il mistero. “Stalker” è l’ultimo titolo della rassegna sul Cinema Russo organizzata dall’Associazione Conoscere Eurasia nella sala del CTG a Santa Maria in Chiavica. Sarà presentato lunedì 21 marzo come omaggio ai trent’anni dalla morte del grande regista russo: Tarkovskij, nato a Zavraž'e il 4 aprile 1932, è morto a Parigi, il 29 dicembre 1986.
Sceneggiato dal regista insieme a Arkadij Strugackij e Boris Strugackij, il film è tratto dal romanzo di fantascienza “Picnic sull’orlo della strada” dei fratelli Strugackij. Si immagina che nelle pianure dell'Urss (“in un futuro remoto come un passato”, come ben scrisse Stefano Reggiani) sia caduta una specie di meteorite che emana raggi conturbanti i cui effetti non sono ben chiari. Protagonista del film è l’umanità, la sua continua ricerca del senso del vivere eticamente uomo con uomo, una umanità che ogni volta si ritrova a ricominciare questa ricerca, perché continuamente si rinnova, perché si muore mentre altri nascono ed è poco quello che di veramente interiore può essere trasmesso. Come l’amore che ogni volta trova altri interpreti, simili forse, ma mai capaci di essere uguali. Lo Stalker del titolo è un uomo che Tarkovsky regala alla catena dei grandi personaggi della letteratura, come spiegò in una intervista nel 1986, poco prima di morire: “Perché non dire anche che Stalker somiglia a Don Chisciotte? Il fatto è che lo Stalker appartiene a una categoria di figure ideali, come Myshkin (il protagonista dell’Idiota) o Don Chisciotte o certi personaggi di Dickens. Poco numerose nella letteratura mondiale, però ci sono. Quanto a Dostoevskij, ogni russo ha idea di che cosa significhi la dostoevscina (il «dostoevskismo», come lo definì spregiativamente Gorkij, ndr). I critici però compiono tutti un errore: fanno paragoni tra i personaggi, notano le somiglianze. Invece nell’arte (ma anche nella scienza) ha più senso chiarire la specificità di un fenomeno”. L’appuntamento è alle 20.30, l’ingresso è libero.
Per Sergio Pescatori
Ricordiamo con commozione Sergio Pescatori, una persona meravigliosa, di una modestia e semplicità esemplari. Un grande signore e un importante maestro di vita. Un uomo di grande generosità. Chiunque lo abbia conosciuto ha apprezzato la sua profonda umanità e la sua vivace cultura. Quattro generazioni di allievi lo ricordano con riconoscenza. Tantissimi amici lo piangono. Sentiremo profondamente la sua mancanza, ma ci terranno ancora a lungo compagnia i suoi preziosi insegnamenti.
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